Il battistero ritrovato

Il battistero ritrovato

Riconsegnati all’inizio dell’anno corrente dopo un attento e minuzioso restauro, gli affreschi del battistero della cattedrale sono ritornati a essere il vanto del patrimonio pittorico della nostra Ragusa e un richiamo per gli occhi di fedeli e visitatori. Il loro concepimento ebbe inizio intorno al 1950, quando un’apposita commissione della cattedrale, con in testa l’allora parroco mons. Canzonieri, decise di “rimodernare” la prima cappella della navata laterale destra, la quale funge appunto da battistero.

A parte la presenza di un quadro raffigurante il Battista e di una pila che serviva per aspergere il catecumeno, stando anche a quello che ancora oggi viene tramandato oralmente, l’interno della cappella si presentava pressoché disadorno, per cui si decise di affrescare le pareti con storie dell’Antico e Nuovo Testamento. Questo esteso ciclo di affreschi, oltre ad abbellire, doveva principalmente avere un potere educativo per tutti, battezzati e non, in quanto attraverso il battesimo l’uomo ha la possibilità di diventare figlio di Dio. Bisognava, pertanto, realizzare affreschi di grande forza e impatto. Dopo aver magistralmente dipinto gli Evangelisti sui pennacchi della cupola nel 1933 e la pala d’altare raffigurante l’Addolorata con le pie donne per l’omonima cappella nel 1945, venne nuovamente richiamato il pittore più affermato del momento, il ragusano Salvatore Cascone (Ragusa 1904−ivi 1996), il quale dopo aver valutato tutto lo spazio disponibile al di sopra della zoccolatura, decise di suddividere l’intera cappella in due diversi registri, ognuno dei quali doveva contenere una narrazione.

Al centro della volta decise di raffigurare Dio Padre benedicente, con lo Spirito Santo in forma di colomba che fa scaturire sette raggi in riferimento ai sette doni che Esso possiede. Più in basso sono visibili i quattro simboli del battesimo tra le mani di ogni rispettivo angelo: il vaso con l’olio dei catecumeni, la lucerna accesa, la candida veste bianca e il vaso crismale. Sui pennacchi le tre virtù teologali Fede, Speranza, Carità e la virtù cardinale della Giustizia, riconoscibile dalla spada e dalla bilancia.

Sulla parete sinistra raffigurò la scena dell’Acqua miracolosa fatta sgorgare da Mosè nel deserto, mentre su quella di destra La liberazione dall’Egitto e il passaggio del Mar Rosso verso la Terra Promessa. Sulla parete centrale decise di raffigurare La missione degli apostoli e il battesimo amministrato da san Pietro.

Su tutte e tre le pareti, al di sopra di ogni narrazione, il Cascone volle inserire una lunetta, suddivisa in tre riquadri, dove sono narrati altri importanti temi cristiani.

La lunetta della parete sinistra narra le storie del Peccato Originale, quella della parete destra il mistero dell’Incarnazione, mentre la lunetta centrale offre il tema della Passione del Signore.

Il linguaggio che Salvatore Cascone adottò in questi affreschi è una sintesi di tutti i caratteri maturati durante la sua lunga e straordinaria attività, che prese inizio presso la Scuola Superiore di Arte Cristiana “Beato Angelico” di Milano, dove studiò e successivamente insegnò.

Fu proprio all’interno di questa nota scuola che il Cascone fece una profonda incursione sul panorama pittorico italiano circoscritto tra Medioevo e primo Rinascimento, rimanendo particolarmente folgorato dalla pittura del frate domenicano Beato Angelico (Vicchio 1395−Roma 1455), che univa la spiritualità e il lirismo della sua pittura alla conquista dello spazio. Il linguaggio del pittore toscano, filtrato attraverso la sensibilità del Cascone, fa sì che, in questi affreschi la grande forza espressiva, unita alla luminosità dei suoi colori, renda queste pitture trascendentali, non tediose né tanto meno anacronistiche, dal momento che uno stile accantonato diversi secoli fa, fu ancora rielaborato in un secolo d’Avanguardie come il Novecento.

Al contrario esse sono sempre attualissime. Le umili figure dialogano tra loro avvolte in panneggi solenni come quelli dei filosofi greci, dando l’impressione che l’insieme di tutte quelle pieghe volesse soddisfare un capriccio intellettualistico del maestro. Inoltre l’umanità che pervade ogni figura parla lo stesso linguaggio dei paesaggi, la cui amenità e pacatezza non sono solo specchio della bellezza di Dio, ma segno reale e tangibile della sua presenza tra gli uomini. Il 1954 segnò il completamento di questo incredibile lavoro pittorico e soltanto al termine della collocazione del fonte battesimale, realizzato dal maestro ragusano Carmelo Cappello (Ragusa 1912−Milano 1996) un anno dopo, nel 1955, la cappella divenne un vero e proprio angolo di catechesi sul primo dei sette sacramenti.